La scherma regionale è ancora segnata dalla scomparsa del Maestro Dario Codarin, un uomo, un amico, che ha riempito con la sua sanguigna passione per il nostro sport le vicende sportive della nostra Regione per tanti anni.
Il Maestro Roberto Piraino e l’addetto stampa Fulvio Floreani hanno inteso ricordarlo così.
Ricordare l’amico Dario è ripercorrere la storia della scherma della nostra Regione negli ultimi 50 anni. Ma è giusto prima di tutto precisare l’attività istituzionale che il col. Dario Codarin svolgeva fino a pochi anni fa, prima della quiescenza, al genio militare dove si è distinto per l’impegno e la dedizione nella gestione d’impresa per le varie opere e costruzioni di questa amministrazione pubblica.
Riusciva comunque, con le sue doti di instancabile lavoratore, a ritagliare uno spazio della sua giornata per la sua eterna passione: la scherma. L’aveva conosciuta nell’infanzia a Gorizia, continuando a praticarla con immutato entusiasmo fino ai primi capelli bianchi. In pedana, quando incrociava il ferro con i suoi avversari, si distingueva per la sua tempra vulcanica ed il suo agonismo esasperato; era inconfondibile il suo grido di battaglia ad ogni stoccata portata a buon fine. Le sue affermazioni, sia in campo federale che in quello militare, non si contano e sono state ottenute in tutte e tre le armi: fioretto, spada e sciabola, quest’ultima forse la più amata, a riprova delle sue eccelse qualità tecniche.
Questa passione, perché proprio di passione e di volontariato si parla, egli l’ha trasmessa ai suoi innumerevoli allievi/e nel corso di trent’anni di attività magistrale svolta in tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia, da Trieste a Pordenone, da Cividale a San Daniele, ma soprattutto a San Giorgio di Nogaro dove recentemente è stato nominato cittadino onorario.
Le soddisfazioni raggiunte nella sua carriera didattica sono state suggellate dalla consegna della Stella al Merito Sportivo del CONI e si possono riassumere sinteticamente con la conquista di due consecutive Coppe del Mondo di spada femminile da parte della sua allieva più titolata, la spadista di Carlino Mara Navarria. Credo che questo sia un eccellente compendio tecnico didattico che ogni Maestro di scherma vorrebbe vantare nel suo curriculum.
Punto di riferimento per tutti gli addetti ai lavori, Dario negli ultimi anni, libero da altri impegni, si dedica anima e corpo ad organizzare eventi ed attività schermistiche; di recente aveva fondato una nuova società a Lignano dove, con le residue forze che gli restavano, è riuscito anche ad organizzare un torneo internazionale per giovanissimi che, per le sue ultime volontà, si è svolto nello scorso weekend con buoni risultati.
Il destino ha voluto che la sua dipartita coincidesse con l’ennesimo successo mondiale di Margherita Grambassi, in Corea a Seul, da dove l’azzurra del fioretto ha dedicato questa vittoria al suo primo Maestro, quello che per primo l’ha messa in guardia, Dario Codarin.
Ed è così che noi ti vogliamo ricordare caro Dario, sempre a bordo pedana ad infondere consigli, a trasmettere la tua grinta e la tua carica agonistica ai tuoi schermidori… e che il tuo grido di battaglia ti accompagni per l’eternità.

7 maggio 2007 M° Roberto Piraino

“Che burbero!”! Questo devo aver pensato la prima volta che ho incrociato le lame con un allievo del Maestro Dario Codarin. Il sostantivo non era per il mio avversario ma era, ovviamente, riferito a quell’uomo compatto, con una barba d’altri tempi e uno spirito indomabile. Avrei imparato a conoscerlo meglio nel corso degli anni e a modificare in parte la mia percezione di lui. La scherma nella nostra regione è, infatti, una grande famiglia. Non voglio prendere in giro nessuno, la famiglia di cui parlo è più simile a quella del film “Parenti serpenti” che allo stereotipo americano tipo “Casa Bradford”. O, almeno, così era fino a qualche anno fa. Chi ha qualche capello bianco o chi, magari, di capelli non ne ha più, vi potrà raccontare delle contrapposizioni feroci tra maestri e società, di episodi di straordinario spirito goliardico e di vere e proprie coltellate (meglio, sciabolate) alla schiena.
Chiunque vi parli di scherma in Friuli Venezia Giulia negli ultimi quarant’anni non potrà, però, omettere il nome e l’apporto al movimento di quell’uomo compatto, con una barba d’altri tempi e uno spirito indomabile. Ed è proprio quello spirito che lo ha fatto sopravvivere a lungo al male che l’aveva colpito, che lo ha convinto ad aprire una nuova sala Scherma, non più tardi di un anno fa, a Lignano, che lo ha visto promotore di tornei, che lo ha portato ad andare in palestra, a San Daniele del Friuli, dove si allenano il figlio e l’ultima nidiata dei suoi atleti, per dare lezione anche quando il fiato era ormai corto e la rampa di scale che porta alla palestra gli dev’essere sembrata una ascesa allo Zoncolan. Non posso dire di esserne stato un amico con la “A” maiuscola, l’ho rispettato come tecnico e credo lui abbia fatto lo stesso con me come atleta, ma di lui ho sempre ammirato e, forse, anche invidiato la passione, l’energia e la capacità di infonderla ai suoi atleti. Quando vedrete la sua allieva Mara Navarria esibirsi nelle maggiori competizioni nazionali ed internazionali, capirete che – se anche il suo corpo ha smesso di respirare – quell’energia e quello spirito sopravvivono. Addio, Maestro.

maggio 2007 Fulvio Floreani

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